Agiografia

Dai racconti agiografici che ci sono pervenuti, di cui il documento più antico risale all'VIII secolo, Trifone viene presentato come un giovane pastore di oche, capace di operare guarigioni ed esorcismi.
Secondo la tradizione orientale, Trifone - che sin da fanciullo era dedito alle letture sacre e alle preghiere - fu arrestato e torturato per non aver obbedito all'editto imperiale che prescriveva di onorare gli dèi pagani. Subì il martirio per decapitazione a Nicea (in Asia Minore) all'età di diciotto anni, il 2 febbraio del 250.

Il culto
Dal Martirologio Romano: "In Frigia, commemorazione di san Trifone, martire".
Nel VI secolo, a Costantinopoli, c'erano due basiliche intitolate al santo, la prima voluta dall'imperatore Giustiniano (565) e la seconda dall'imperatore Giustino II (578).
A Cattaro la cattedrale, dedicata a San Trifone, conserva la testa e parte del corpo del santo. Fin dal IX secolo, la festa si celebra il 3 febbraio, da quando la "Confraternita Marinereza" di Cattaro comprò nell'anno 809 il corpo di Trifone da marinai veneziani che stavano portando a Venezia le reliquie del santo trafugate a Costantinopoli. La nave si fermò a Rose, all'entrata del golfo di Cattaro, e siccome non poteva ripartire per il maltempo, si pensò che era volontà del santo voler rimanere a Cattaro.
Anche a Roma verso la fine del X secolo fu costruita una chiesa in Campo Marzio, San Trifone in Posterula, distrutta alla metà del Settecento per l'ampliamento dell'attuale chiesa di Sant'Agostino.
San Trifone è tenuto in grande considerazione dai contadini per la salvaguardia delle coltivazioni dalle invasioni di cavallette, dalle infestazioni di rettili, insetti e altre specie di animali nocivi. Probabilmente questa tradizione si è poi propagata anche nel Meridione d'Italia, dove tra il Cinquecento e gli inizi del Novecento si sono moltiplicati i luoghi dove, in seguito ad invasioni di cavallette, le popolazioni si sono votate alla protezione del santo.
Vittore Carpaccio, San Trifone ammansisce il basilisco (1507)
In Bulgaria san Trifone è il patrono dei vinicultori (il nome locale è Sveti Trifon Zarezan); viene celebrato il 14 febbraio con feste all'aperto molto popolari.

Culto in Italia
Da Cattaro il culto si diffuse sulle sponde dell'Adriatico fino a Venezia e Mestre e in Italia meridionale, in Sicilia e, in particolare, in Puglia. Alla diffusione del culto dei Santi orientali certamente influì l'iconoclastia, o lotta alle immagini sacre, verifìcatasi in Oriente tra l'VIII e il IX secolo. I devoti cercarono di salvare quelle immagini e sacre reliquie trasportandole, furtivamente, in Occidente. Si pensi alla sacra icona dell'Odegitria o Madonna di Costantinopoli trasportata da due monaci a Bari, ove sarebbe giunta il martedì 3 marzo del 733. Anche le reliquie di San Nicola, qualche secolo dopo, nel 1087, furono trafugate da marinai baresi a Myra e trasportate a Bari. Il culto dei martiri orientali in Occidente fu favorito anche dalle Crociate, o spedizioni militari per liberare il sepolcro di Cristo dagli infedeli nei secoli XI-XII. Si pensi a San Giorgio, venerato anche nella vicina Loseto (Ba), il cui culto è attestato già alla fine del sec. IV, in Lydda, vicino all'attuale Tei Aviv. L'Inghilterra lo scelse come patrono al tempo delle Crociate, nella figura del soldato che ha indossato l'armatura di Dio per combattere contro le forze del male.

Il culto ad Adelfia
Il culto di San TRIFONE ebbe origine presumibilmente nel 1656 a seguito di una epidemia di colera, dalla quale il paese restò immune. Effettivamente in quell'anno la peste colpì circa un terzo delle nostre popolazioni. Quella data è probabile e può essere confermata dai documenti di archivio parrocchiale. Nei nostri registri di battesimo il nome Trifone appare per la prima volta nel 1661. Il 19 maggio di quell'anno viene battezzato Carlo Antonio Trifone Bellomo, di Casamassima (Ba), la madre era Domenica Vitella. Sia i Bellomo che i Vitella provengono dunque da Casamassima dove San TRIFONE era venerato come Patrono minore.
Nel 1666 troviamo il nome Trifone come secondo nome mentre nel 1764 appare come primo nome, attribuito a Trifone Moretto di Vito. Ma è anche probabile che il culto sia più antico e si può addirittura opinare che sia stato importato proprio dai primi abitanti di MONTRONE (ora Adelfia-MONTRONE) che, secondo il Nicolai, vennero dalla Grecia.
Nel 1667, come si legge nella relazione della visita pastorale eseguita dal vescovo di Bari, Giovanni Granafei, nella cappella del Principio c'era un altare dedicato al Santo, altare che fu demolito per ordine dell'arcivescovo di Bari Muzio Gaeta, nel 1750, perché trovato in stato di abbandono. Forse da allora l'immagine del Santo, quadro o statua, fu trasferita nella chiesa madre.
In quella relazione del 1750 San TRIFONE, insieme a San Rocco, è indicato come protettore del paese. Risulta anche, dai registri di matrimonio, che già dal 1761 la giornata del 10 Novembre, festa del Patrono, era considerata giornata festiva di precetto, come la domenica. Risale a quegli anni la grande tela, di mt. 2 x 1.50, prima conservata nella sagrestia della chiesa madre ed ora nella casa canonica, che raffigura San Rocco e San TRIFONE e gli appestati, ex voto dopo la peste del 1770, che divampò in terra di Bari. La tela è attribuita alla scuola di Domenico Carella o del Fato, di Castellana. Vi raffigura un angelo che fa cadere una specie di manna dal cielo. San TRIFONE ha in mano il paese in segno di protezione.
Nel 1783 lo scultore andriese Riccardo Brudaglio forma la statua lignea che si venera nella nostra chiesa madre. Il Santo è presentato come un guerriero, anche se dall'aspetto dolce. Perché guerriero o soldato, mentre nelle altre località ove è venerato viene raffigurato come un pastorello, con le oche ai piedi?
Certamente ogni martire è un soldato che difende con il sangue la propria fede.
Io vedrei quasi una risposta all'Immagine di San Vittoriano, che si venera a Canneto, formata nel 1767, forse dallo stesso scultore Brudaglio. San Vittoriano era proconsole romano in Africa, quindi un capo di soldati; perché, allora, non rappresentare anche San TRIFONE come soldato? Non potette essere anche suggerimento dello scultore che circa quindici anni prima aveva plasmato la statua di San Vittoriano?
Seguiamo ora lo sviluppo del culto presso il nostro popolo. Nel 1817 già si venera nella chiesa madre una piccola reliquia del Santo, come riconobbe l'arcivescovo di Bari, mons. Baldassarre Mormile, nella visita pastorale di quell'anno.
Nel 1839, come si ricava da un documento conservato nell'archivio parrocchiale, il vescovo di Cattaro, tramite il vescovo di Gallipoli mons. Giuseppe M. Giove, oriundo di Santeramo in Colle, donò una teca d'argento contenente un'altra piccola reliquia del Santo. Intanto fino ai primi decenni di questo secolo Protettrice principale del nostro paese era la Madonna della Pietà.
Dal 1913 la festa esterna di San TRIFONE è diventata sempre più grandiosa. In un diario privato si legge: «La festa di San TRIFONE di questo anno, 1913, è stata grandiosa, non se ne ricorda una simile». La fine della prima guerra mondiale, 1915-1918, dichiarata il 4 novembre 1918, accrebbe il fervore del popolo nel festeggiare il Santo, maggiori cure furono dedicate all'altare a lui dedicato.
Nel 1921 l'altare fu decorato dal pittore Saverio Loprieno per 2.620 lire; nell'aprile 1923 fu rifatto l'altare con marmo, insieme all'altare della Madonna del Purgatorio, o del Carmine, dalla ditta Tenerani, di Bari, per 1.500 lire.
Nel 1922 il pittore barese Michele Montrone dipinse due tele raffiguranti il martirio di San TRIFONE ed il suo patrocinio sul nostro paese.
Negli anni successivi furono donate una lancia ed una «cavalletta» in metallo prezioso, che adornano la statua del Santo quando viene portata in processione per le strade del paese, in tempi recenti sia la statua sia la base sono state restaurate per difenderle dal tarlo. Ultimamente è stato rifatto tutto l'impianto elettrico della chiesa madre e si è ottenuto una migliore illuminazione della volta, affrescata dal pittore Saverio Calò, di Molfetta (Ba), nel secolo scorso, e anche dell'altare dedicato a San TRIFONE. Tutti segni di amore e di attaccamento del nostro popolo verso il Patrono.
Molti sono i montronesi emigrati all'estero che non solo non dimenticano la nostra festa patronale inviando cospicui contributi in denaro, ma anche hanno portato dovunque il culto verso il Santo. Nella chiesa di San Pietro in Los Angeles,
in California (U.S.A.), sono esposte le statue di San TRIFONE, San VITTORIANO, San GIORGIO.